Il Covid “accidentale” e l’obbligo dell’equilibrio

Le nuove ipotesi su un’origine “artificiale” della pandemia, contemplate sia dall’OMS che da figure di indubbio prestigio come Anthony Fauci, ci ricordano l’imperativo della prudenza, quando si tratta di fenomeni ancora sconosciuti o poco conosciuti. Soprattutto lo ricordano a quel movimento d’opinione ideologicamente e aprioristicamente “ufficialista”, e a cui non sono estranei anche molti scienziati, che fin da subito, e senza elementi concreti e definitivi a disposizione, ha liquidato con ironia e sarcasmo le teorie alternative sulla genesi del Covid 19 e della pandemia.

Se è vero, e senza scomodare Archimede e Galileo, che il dubbio è l’architrave della scienze come di ogni indagine razionale, è poi altrettanto vero che molti scienziati, medici e divulgatori si sono spinti oltre il loro raggio di competenza, non tenendo conto delle particolarità, storiche e politiche, di un regime totalitario come quello cinese, per il quale non valgono, o non valgono del tutto, i criteri di analisi applicati alle democrazie occidentali e avanzate .

Si tratta di ipotesi, lo abbiamo detto, ma lascia perplessi che gli odierni paladini del condizionale (e ci riferiamo pure ad un certo debunking) siano invece stati, ieri, ultras della perentorietà.

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