
Anche se è innegabile che lo stato di cose attuale sia preferibile al nazi-fascismo (almeno dalla prospettiva di che è autenticamente democratico), cercare di disinnescare ogni obiezione contro le restrizioni, liberticide nonché spesso inutili e dannose, dicendo che “prima si stava peggio” e/o usando il Ventennio e il III Reich come unici termini di paragone possibili (“adesso ti puoi lamentare”), è riduttivo, ingannevole e puerile.
Una forma di scotomizzazione molto simile ad una exit strategy, che non aiuta a leggere e capire la complessità del momento presente e banalizza, rischiando di depotenziarla, la stessa ricognizione storiografica.
Si stava peggio 80 anni fa (e vale anche ad Est), insomma, ma questo non significa dover accettare o gradire ogni abuso ed ogni compressione delle libertà fondamentali, pure se voluti e disposti da uno stato formalmente di diritto.