Se a cadere non è solo Conte

Attribuire la caduta del governo Conte ad un “capriccio” di Matteo Renzi sarebbe sbagliato e fuorviante, come sbagliato e fuorviante è forse circoscriverne le cause e le conseguenze alla sola dimensione italiana.

Il crollo del Conte bis non sarebbe infatti stato possibile se prima non fosse crollata la popolarità dei partiti che lo componevano e quella dello stesso professore di Volturara Appula, in testa ai sondaggi solo fino a pochi mesi fa i mesi fa. Ciò segna dunque anche la crisi, peraltro già evidente, di quell’approccio “chiusurista” e di quella scelta comunicativa (ostile, allarmistica e ansiogena) che hanno contraddistinto non solo questo governo ma anche altre gestioni, all’estero.

Soprattutto nelle fasi più delicate e complesse, prendere decisioni sull’onda dell’emotività del momento e del consenso che da essa scaturisce (“rally ‘round the flag effect”) è sempre un azzardo, per i politici come per i cittadini che le subiscono

Chi conosce le dinamiche della Storia fu buon profeta, quando già nel marzo scorso aveva invitato ad un maggiore equilibrio.
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