Caro Speranza, quale spirito di marzo?

In un’intervista rilasciata oggi, Roberto Speranza ha invocato un ritorno allo “spirito di marzo”, accodandosi agli appelli di Zingaretti (due giorni fa in un post dove attaccava i cittadini “colpevoli” di aver contestato Gori) e di Conte (oggi in risposta a Repubblica).

Questi continui richiami all’unità ed alla collaborazione, al “rally ‘round the flag”, sono la cartina di tornasole del fallimento, per quanto riguarda l’approccio comunicativo all’emegenza, dell’asse giallo-rosso. Da mesi, infatti, il governo, i suoi collaboratori, i suoi canali e i suoi sostenitori veicolano una comunicazione ostinatamente allarmistica e ansiogena, accompagnata da una demonizzazione del cittadino che non ha forse precedenti nella storia democratica del Paese (nella stessa intervista, lo Speranza ha non a caso detto che a “fare la differenza sono i comportamenti individuali”).

Non si può, per essere più chiari, trattare il cittadino come un irresponsabile untore, scaricare sulle sue già affaticatissime spalle l’onere della soluzione del problema, spaventarlo oltre ogni logica, e poi chiederne la collaborazione e l’aiuto, pretendere da lui scelte misurate e razionali. Un comportamento che non è solo scorretto e amorale ma anche dilettantesco, perché, come insegna ogni studio sulla gestione delle emergenze, il panico è proprio una delle prime cose da evitare e contenere in uno scenario critico.
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