Nata da un episodio avvenuto nel bergamasco, a Brembate, l’iniziativa degli striscioni si è poi diffusa in tutta Italia a macchia d’olio, con scritte indubbiamente spiritose al di là di ogni altra valutazione di tipo politico. Tuttavia, una parte della comunità del web sta concentrando la propria attenzione solo sugli striscioni napoletani, esaltandoli come esempi di una creatività, appunto quella partenopea, che si vorrebbe superiore
Luoghi comuni come questo, forse anche il risultato di una logica compensatoria e risarcitoria per un certo razzismo anti-napoletano e anti-meridionale, possono ad ogni modo risultare pericolosi e dannosi come il pregiudizio stesso, fornendo benzina a quella revanché e quell’identitarismo vicini al borbonismo più aggressivo e alimentando lo stereotipo che vuole i napoletani eccessivamente orgogliosi e campanilisti.
Godiamoci gli striscioni o contestiamoli, ma senza fare gerarchie tra italiani.
Nota: Qualcuno ha addirittura scomodato le Quattro giornate di Napoli, paragonandole all’iniziativa di questi giorni e affermato che la città si sarebbe liberata da sola durante la Seconda Guerra Mondiale. Un approccio del tutto a-storico, che non tiene conto del ruolo degli Alleati nelle dinamiche del conflitto e il contributo dei militari del Regno del Sud. Forse perché liberato prima dagli Alleati, il Sud conobbe uno scarso movimento resistenziale, diffusissimo e con ben altra importanza invece al centro-nord (da qui la definizione “vento del nord”, a indicare appunto la lotta partigiana).