Il Trattato Antartico, siglato nel dicembre del 1959 da Australia, Argentina, Belgio, Cile, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Nuova Zelanda, Sud Africa, URSS ed USA, fu l’ultima tappa di un percorso iniziato nel 1948 e proseguito nel 1957 con la creazione dello SCAR (Scientific Committee on Antartic Research) per dare alla regione un assetto condiviso ed una regolamentazione d…elineata e definita. Tra i punti del documento, l’utilizzo dell’aera per scopi esclusivamente pacifici e il congelamento di ogni rivendicazione territoriale da parte dei firmatari.
Non può che stupire, dunque, il fatto che nel 2008 la Commissione ONU sui limiti della piattaforma continentale abbia stabilito di assegnare all’Australia oltre 2,5 milioni di km di Oceano Antartico, una zona grande cinque volte la Francia e ricca di riserve petrolifere, gassose e di risorse biologiche, facendo di Camberra la prima nazione ad avere in esclusiva una porzione tanto ampia della fascia antartica.
Una decisione che tradisce l’indubbia parzialità di quello che dovrebbe essere un organismo indipendente (l’ONU), che ha irritato un altro importante attore nelle dinamiche legate al Polo Sud, Mosca* e che si pone come emblematica di una certa asimmetria, di giudizio e decisionale, nei rapporti con la Federazione Russa; se, infatti, l’Occidente e i massimi organismi internazionali dimostrano estrema solerzia nel condannare le violazioni perpetrate dal Kremlino, lo stesso rigore sembra venir meno nell’approccio con i Paesi della zona euro-atlantica.
*”Questo precedente è molto più pericoloso dell’indipendenza del Kosovo. Sono sorpreso che le autorità russe siano rimaste in silenzio sulla questione. Esse devono dichiarare che si tratta di una decisione illegale che crea un pericoloso precedente, e domanda che il Segretario Generale delle Nazioni Unite spieghi le motivazioni alla base della decisione. Se l’espansione del territorio dell’Australia viene formalizzata, ciò disturberà il funzionamento dei meccanismi giuridici internazionali, che sono già stati gravemente colpiti dalla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo” – Dmitry Yevstafyev, Centro di studi politici di Mosca.